lunedì 20 giugno 2011

Tribute to Dallas


Sono passati alcuni giorni ormai, ma ancora riecheggia nell’aria l’annuncio del commissioner NBA David Stern, nella serata che ha visto la squadra dei Dallas Mavericks laurearsi nuovi campioni della National Basketball Association: “DALLAS MAVERICKS WORLD CHAMPION”, queste le dolci parole, che tanto hanno sognato di sentire con le proprie orecchie i tifosi bianco-blu, ancor di più da quel nefasto e terribile 2006. E dunque, dopo 5 anni di sofferenze, prese in giro, dicerie e battute di cattivo gusto è arrivata l’ora della classica vendetta servita fredda nel piatto d’argento, rappresentata dal trionfo proprio all’American Airlines Arena, dimora dei Miami Heat, che 5 anni or sono festeggiarono invece in casa dei Mavs, sotto gli occhi delusi dei tifosi texani. Una vittoria strameritata, dopo aver battuto in serie i Portland Trail Blazers (la squadra che al primo turno, le 4 teste di serie ad Ovest avrebbero volentieri tutte evitato di incontrarla), i Los Angeles Lakers campioni in carica addirittura sweppandoli, i giovani e talentuosi Oklahoma City Thunder, per finire infine con i fuochi d’artificio: i Miami Heat appunto, la squadra dei prescelti e dei fenomeni autoproclamati. Chissà se il fondatore, nonché primo proprietario dei Mavericks, Donald Catler (l’uomo con il cappello da cowboy che per primo ha alzato il Larry O’Brien Trophy nella magica serata di Domenica scorsa, per gentile concessione dell’ultimo e fortunato proprietario, il virtuoso e megalomane Mark Cuban) aveva immaginato una cosa simile, quando allora nel 1979 decise di riportare il Basket a Dallas (in realtà fu spinto dalla moglie Linda, grande appassionata del gioco e ovviamente presente anche lei sul palco della premiazione), dopo il “tradimento” dei Dallas Chaparalls, che si spostarono da Dallas a San Antonio e diventarono così, gli odiati cuginetti dei San Antonio Spurs. E chissà se la ridente città del Texas, tristemente nota per l’assassinio del presidente Kennedy nel  1963, la 9° per ordine di grandezza di tutti gli Stati Uniti, credeva di festeggiare una vittoria sportiva proprio grazie alla squadra di Basket che mai gli aveva regalato soddisfazioni, a differenza invece dei Dallas Cowboys, più volte Campioni della NFL, e dei Dallas Stars, campioni nella NHL nel 1999. Eppure le premesse per arrivare al titolo, da quel lontano giorno di Gennaio anno 2000, quando cioè Cuban acquistò i Mavs alla modica cifra di 285 milioni di dollari, sono cresciute di stagione in stagione. Fino ad allora, i bianco-blu avevano avuto poche stelle di rilievo tra le quali si ricordano Aguirre, Rolando Blackman, Schrempf  (tedesco come Dirk) e Sam Perkins e avevano al massimo disputato una finale di Conference contro i Lakers di Magic nel 1988, sconfitti 4-3 nella bella decisiva a Inglewood, California, casa dei lacustri. Dal 2000 in poi appunto, la squadra cambiò decisamente rotta. L’istrionico neo proprietario iniziò ad investire sul team e con l’aiuto del nuovo General Manager Donnie Nelson (figlio del grande Don, allenatore anche dei Mavericks per ben 8 anni) riuscirono a costruire una squadra che da quel momento in poi fino ai nostri giorni, è sempre andata ai Play Off con almeno 50 vittorie stagionali su 82 partite della Regular Season, diventando la compagine più vincente tra tutte le franchigie NBA degli ultimi 11 anni, nella parte di stagione però, che conta poco o nulla. Una maledizione sembrava abbattersi sulla squadra di Dallas quando il gioco si faceva duro. I Play Off erano un vero e proprio incubo:  4 eliminazioni al primo turno, 4 in semifinali di Conference, 1 in finale di Conference, 1 finale NBA gettata al vento, quando avanti di 2-0 nella serie e di 7 punti a poco più di 6 minuti dalla fine di Gara 3, i Mavs completarono un vero e proprio disastro perdendo completamente il controllo del gioco, la confidenza al tiro e tutte e 4 le partite seguenti. L’incubo è stato finalmente spezzato nella notte di Domenica scorsa. Nowitzki esce dal campo incredulo per ciò che stava accadendo. Cuban salta di gioia, va incontro a Terry gridandogli:”Come here JET, come here JET!!”, stritolandolo tra le sue braccia. Chandler si mette le mani davanti agli occhi, Kidd alza la testa al cielo, la panchina con in testa Butler e Haywood esplode di felicità. Contemporaneamente all’American Airlines Center, stadio dei Mavericks dove si erano riuniti per l’occasione 18000 persone, scoppia la festa. Si, è tutto vero, è tutto reale…DALLAS IS WORLD CHAMPION.


Posted by Don

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